Il panorama di Google è nuovamente in evoluzione. Il June 2025 Core Update, rilasciato inaspettatamente, ha già prodotto impatti tangibili su traffico, posizionamenti e visibilità organica. Contestualmente, si rafforza un trend strategico ben più ampio: la deindicizzazione sistemica di contenuti, accompagnata da una trasformazione profonda nella logica del traffico e delle conversioni. In un contesto in cui l’intelligenza artificiale ridisegna l’interazione tra utente e motore di ricerca, diventa essenziale per aziende, consulenti e professionisti comprendere come adattare le proprie strategie digitali per restare competitivi.
Rilasciato ufficialmente il 30 giugno, il June 2025 Core Update si inserisce nel ciclo trimestrale degli aggiornamenti algoritmici principali di Google, ma ha sorpreso per tempistiche e impatti. Contrariamente agli anni precedenti, l’update è arrivato all’inizio dell’estate, cogliendo di sorpresa molte persone.
Come ogni Core Update, l’intervento non mira a correggere singoli problemi o a penalizzare specifici siti, ma a ribilanciare su larga scala i criteri di valutazione dei contenuti, nell’ottica di promuovere risultati di ricerca sempre più utili, pertinenti e orientati all’utente.
Per le aziende, è un messaggio chiaro: la qualità editoriale è un asset competitivo e chi investe in contenuti utili, aggiornati, autorevoli e coerenti con il proprio focus, avrà sempre maggiori possibilità di emergere nelle SERP.
Parallelamente agli aggiornamenti algoritmici, Google sta portando avanti una strategia silenziosa ma molto netta: ridurre l’indice per aumentare la qualità complessiva dei risultati. Questo significa che sempre più pagine vengono scansionate ma non indicizzate, oppure rimosse dai risultati nel tempo. Non si tratta di penalizzazioni, ma di un cambio di paradigma.
Perché? Le motivazioni sono in parte tecniche, in parte strategiche:
Le tipologie di contenuti più frequentemente rimosse dall’indice includono articoli vecchi e non aggiornati, pagine “thin” (contenuti poveri), archivi tag inutili, landing page non in linea con il core business, e contenuti AI generati in massa senza supervisione editoriale.
Come reagire? Serve un lavoro strutturato di Content Pruning: analisi, aggiornamento, accorpamento o rimozione dei contenuti meno performanti. Solo ciò che è davvero utile merita di restare online.
Uno degli aspetti più controintuitivi della nuova era di Google è che il calo del traffico organico non coincide necessariamente con un calo delle performance. In molti settori, soprattutto e-commerce, lead generation e servizi B2B, si registra un fenomeno ricorrente: meno visite, ma più risultati concreti.
Questo avviene perché le SERP si stanno trasformando:
Per chi è in grado di ottenere visibilità nelle AI Overview, i vantaggi possono essere considerevoli: un aumento medio del +219% dei clic qualificati, unito a un miglioramento significativo dei tassi di conversione.
Alla luce di questi cambiamenti, le aziende che intendono rimanere competitive sul digitale devono adottare un approccio SEO più maturo e distribuito:
Google sta evolvendo e con esso deve evolversi anche il modo in cui le aziende costruiscono la loro presenza online. Non basta più pubblicare contenuti per essere trovati: bisogna offrire risposte migliori, colpire l’intento giusto e diventare memorabili nei luoghi dove l’utente prende decisioni.
Vuoi analizzare l’impatto del Core Update sul tuo sito e capire come adattarti ai nuovi standard di Google? Contattaci per una consulenza personalizzata: analizzeremo le performance attuali, identificheremo le aree critiche e costruiremo insieme una strategia SEO su misura.
Il Google June 2025 Core Update è un aggiornamento algoritmico rilasciato da Google il 30 giugno 2025, che ha l’obiettivo di migliorare la qualità dei risultati di ricerca. Ha influenzato profondamente il traffico organico, premiando contenuti autorevoli, aggiornati e rilevanti, e riducendo la visibilità di pagine obsolete o a basso valore informativo.
Google sta attuando una strategia di “Content Pruning” automatizzato, rimuovendo progressivamente contenuti considerati irrilevanti o duplicati. Questo processo non è una penalizzazione, ma una selezione qualitativa: solo i contenuti E-E-A-T compliant (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità) restano visibili nelle SERP. La deindicizzazione impone una revisione strategica del proprio archivio contenuti.
La SEO post-update richiede un approccio più qualitativo e strategico. Le vecchie metriche basate solo sul traffico non bastano più: oggi contano l’intento di ricerca, la rilevanza tematica e la conversione. Le aziende devono ottimizzare contenuti e struttura del sito per soddisfare esigenze reali degli utenti, anche in un contesto dominato da AI Overview e zero-click results.
I contenuti più a rischio di deindicizzazione sono:
Articoli vecchi e non aggiornati;
Pagine con contenuti poveri (“thin content”);
Landing page non coerenti con il core business;
Contenuti generati con AI in modo massivo e non supervisionato;
Archivi inutili (tag, categorie senza valore informativo).
Effettuare una pulizia periodica del sito è oggi una priorità SEO.
Sì. Il nuovo modello di SERP, grazie a funzionalità AI e snippet informativi, favorisce clic più qualificati. Anche con un calo del traffico generale, è possibile ottenere tassi di conversione più alti grazie a una maggiore rilevanza del contenuto e a una migliore visibilità nei punti chiave del customer journey (come le AI Overview).
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